mercoledì 27 aprile 2011

Il giorno dei giorni


Pensare a un giorno che sorge, che nasce piano infilandosi nella fessura di una finestra sul tetto, che si stiracchia di sbadigli raggianti, con la voglia di rimanere ancora attaccato ad una notte infinita...
Pensare alla promessa che quel giorno porta con sè, all'attesa trepidante delle ore che lo comporranno e al timore che quelle ore possano scappare via troppo in fretta...
E poi sentire il tuono, il fragore immenso di tempesta, il rombo sordo di terremoto, vedere lo scintillio sinistro di mille coltelli taglienti... Avvertire il capovolgersi dell'ordine delle cose, dell'universo, delle stagioni e delle maree... Vedere il proprio corpo catapultato oltre la ragione, verso la follia e verso il desiderio di non essere più...
Sperare che quel giorno finisca e realizzare invece che, nonostante l'avvicendarsi continuo del sole e della luna, quel giorno sarà destinato a non finire mai...
Assistere come anestetizzata al passaggio di 10... 100... e molti altri giorni ancora, fino a che quel giorno è tornato a ripassare di nuovo per di qua ...e stupirsi di come sia stato possibile, se si pensava di non riuscire a respirare nemmeno per un secondo...
E invece respirare è facile, così come mangiare, dormire, ridere, lavorare, parlare, ascoltare... Quello che è difficile, che è impossibile, è vivere...
Vivere, quando sai che sei cristallizzata nel tempo, quando quel giorno non si spegne mai, quando sai che la sera di quel giorno non arriverà... perchè "di sera si ritorna sempre"...mentre "noi" non ritorneremo più...

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