lunedì 23 luglio 2012

Di voli e battiti


Sono giorni di cose belle, questi. Di sorrisi che vengono fuori per niente. Di persone non proprio gradevoli che diventano di colpo simpatiche. Di voli leggeri che mi portano a levitare a qualche centimetro da terra. Sono giorni in cui il cuore fa le fusa alla vita, ci si struscia contro, ci strofina il muso e ci gira intorno. Sono giorni in cui la piazza con i suoi fiori al centro è proprio bella, in cui un caffè con un’amica al bar sembra “colazione da Tiffany”. Giorni nei quali di colpo scompaiono dei chili dalla mia bilancia e aumentano dei centimetri sulla mia altezza.
E soprattutto, sono giorni di ritorni: ritorno di capriole del cuore, di farfalle che volano da qualche parte tra stomaco e pancia, ritorno di tremori di mani e di fantasie che volano alto che più alto non si può.
E chi si ricorda quanti anni ho? Quindici o quaranta e più? E’ permesso anche a me togliere il guinzaglio al cuore e lasciarlo correre libero nel prato che quanto più lo chiami indietro, tanto più lui corre via?
Ma sì, forse è giunto il momento che io riscuota il mio credito di felicità, forse è giunto il momento che me lo meriti anche.
E se i miei sono solo bei film che si proiettano ogni sera sullo schermo della mia fantasia, chisseneimporta… Aver scoperto di essere capace di innamorami ancora, aver sentito ancora quel battito profondo che ti scuote dentro, aver compreso di essere capace ancora di incatenare i miei occhi ad altri occhi, è il più bel regalo che mi ha fatto questa pazza estate.
Finora.
E quest’estate non è ancora finita!

martedì 17 luglio 2012

Elogio del geranio


E così, mentre tutto attorno a me, in questa valle incantata, era tutto un fiorire di balconi, di tappeti di fiori di ogni colore che si pavoneggiavano da una strada all’altra e che sembravano dirsi gli uni gli altri quanto erano belli, il mio geranio se ne stava lì, da più di un mese, timido, con i boccioli ben chiusi e ben nascosti sotto le foglie.
E a nulla sembrava valere l’essermi trasformata in una specie di donna-che-sussurrava-ai-gerani, io che, ogni giorno, ero lì a raccomandarmi, con voce suadente, perché sbocciasse anche solo un unico, piccolo fiore che potesse dare anche al mio, di balcone, l’illusione di “poggiolo fiorito” come quelli che fanno bella mostra di sé sulle facciate delle case.
Per giunta, la grandine, le piogge e il freddo di questi ultimi giorni, non hanno certo perorato la causa, anzi… per cui mi ero rassegnata ad avere per questa mia prima, nuova estate qui in valle, un balcone “verde”, ecologico più che mai, ma senza macchie colorate.
Invece, no... eccolo qui, il mio piccolo, grande, coraggioso fiore che si è lasciato trovare al mio ritorno a casa, fiero nel suo ergersi a guardare la valle, rossissimo, temerario nel vento del crepuscolo e semplicemente meraviglioso.
E mi scopro ad essere geranio anche io, che dopo essermi nascosta, timida, sotto il manto della malinconia, dei miei reiterati “ormai”, ho finalmente deciso, a dispetto delle intemperie, a dispetto di chi si crede migliore di me, che sbocciare si può, magari un po’ per volta, un petalo alla volta, senza paura che il vento mi pieghi.
E allora andiamo, caro geranio, incontro a questa estate che è già avanti, ma che non è ancora finita, prendiamoci per mano e tiriamoci su, allunghiamo il nostro stelo a lanciamoci in alto. E chissenefrega se il geranio del balcone vicino è più bello di te, e chissenefrega se la signora del balcone vicino è più bella di me…
Oggi siamo solo boccioli, ma domani… domani, vedrai…